lunedì 22 giugno 2009

Comunicazione e editoria

La comunicazione (e in particolare quella attraverso la Rete) e l'editoria non vanno molto d'accordo, in Italia. Motivo? Forse perchè anche in questo settore predomina ai vertici una media d'età che produce, diciamo così, un digital divide spiccato tra i dirigenti dell'editoria italiana. Persone magari bravissime, ma che con concetti come interattività o web 2.0 vanno in dificoltà completa.
Noi invece vogliamo costruire una casa editrice che punti molto sulla Rete, che consideriamo uno spazio utile non solo a pubblicizzare contenuti (il che già è importante per una casa editrice che si propone di pubblicare libri spesso "scomodi") ma che, per la sua tendenziale orizzontalità, sviluppa discussione, partecipazione, relazione: insomma democrazia sostanziale.
Da qualche giorni siamo online con il sito
www.editoririuniti.net
ed è ancora una versione beta, lontano da quello che vogliamo raggiungere presto in termini di interattività e di dinamicità. Ma intanto abbiamo già aperto un profilo Facebook... e siamo stati letteralemente travolti dalle richieste di adesione (in due giorni abbiamo ricevuto 482 richieste di amicizia, e basti pensare che chiarelettere, una delle poche case editrici a fare un certo lavoro sulla Rete è a poco più di 600...). Il che segna l'attesa che c'è intorno alla rinascita, rinnovata, di questa casa editrice. Ma anche, io credo, la voglia di partecipazione diffusa, che sempre più cerca canali nuovi per esprimersi.
Speriamo che anche in questo senso la nuova Editori Riuniti possa essere uno strumento utile.

Ecco il comunicato della nostra prima conferenza stampa.

Comunicato

La casa editrice Editori Riuniti torna sulla scena editoriale e presenta il nuovo programma al pubblico dei lettori, agli addetti ai lavori del mondo della cultura, della politica e agli organi di informazione, mercoledi 24 giugno alle ore 11.00, presso la Biblioteca del Senato, in Piazza della Minerva 38, a Roma.

Il direttore editoriale è Alessio Aringoli. Il comitato editoriale, che sarà presente alla conferenza stampa, annovera tra i suoi membri Riccardo Bellofiore, Gabriella Bonacchi, Edoardo Bruno, Marina Caffiero, Salvatore Colella, Giorgio Cremaschi, Paolo Franchi, Ernesto Galli della Loggia, Marcello Panni, Alessandro Portelli, Bruno Roberti, Piero Sansonetti, Mirella Serri, Claudio Sestieri, Stefano Tassinari.

La casa editrice, fondata nel 1953, si è rinnovata negli uomini e nell’organizzazione, con l'obiettivo costante di stare al passo dei grandi cambiamenti storici, politici e culturali della società contemporanea. Editori Riuniti, fino al 1989 editrice di riferimento del Partito Comunista, ha conosciuto successivamente lo stesso declino. Alla Biblioteca del Senato saranno presenti personalità della cultura e della politica italiana come Emanuele Macaluso, Fulco Pratesi nonchè Roberto Bonchio, memoria storica della casa editrice.

Il ritorno di Editori Riuniti, come attore indipendente nella scena editoriale, si pone lungo un percorso di continuità rispetto alla tradizione storica del passato, con importanti segni di novità e originalità. “Libri per scuotere il Paese – ha dichiarato il direttore editoriale Alessio Aringoli – per essere presenti con i documenti, gli studi, le ricerche, le inchieste per la tutela dei diritti e contro ogni illegalità. Noi miriamo a un rinnovamento dei contenuti e dell’organizzazione della casa editrice, puntando sui giovani e sull’utilizzo adeguato di tutti i nuovi mezzi di comunicazione, oltre che ad innovazioni nella struttura promozionale, commerciale e distributiva dell’editoria”.

La casa editrice sta lavorando ad un progetto che mira a radicarsi nel panorama nazionale con una prospettiva di forte sviluppo anche in ambito internazionale. L'attività di rilancio di Editori Riuniti si focalizza attorno ad una serie di novità editoriali.

Da subito si comincia con alcuni titoli di forte impatto. Un libro inchiesta sul terremoto dell'Abruzzo, con le firme di Marco Travaglio e Vauro Senesi, che pone interrogativi inquietanti e finora senza risposta sia sulle morti del 6 aprile che sulla ricostruzione, e che uscirà in libreria a pochi giorni dal G8 aquilano. Un'inchiesta (Tre suicidi eccelenti) del giudice Mario Almerighi sugli anni di Tangentopoli. Un romanzo sulla storia d'amore tra due reporter di guerra, di Nadeje Dominique. E poi un manuale su Facebook (che rilancia la storica collana de I libri di base di Tullio De Mauro), e le nuove edizioni di testi classici del catalogo (Tutino, Longhi, Brandi). Arriva in libreria con la nuova Editori Riuniti anche Letteraria, una prestigiosa rivista di letteratura sociale con le firme di Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Pino Cacucci, Wu Ming, Bruno Arpaia. Infine, annunciata per dopo l'estate, insieme a una nuova infornata di inchieste, manuali, saggi e romanzi, anche la riedizione autorizzata di un testo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

mercoledì 29 aprile 2009

News da Torino



da Ansa

La 22/a edizione della Fiera del Libro di Torino sembra avere quest'anno una missione. Dare un messaggio positivo in un momento di crisi e anche di riflessione sugli investimenti alla cultura. Una crisi che comunque non ha per nulla messo in ginocchio l'editoria, apparentemente in ottima salute stando anche a quanto detto alla conferenza stampa di presentazione della Fiera, dal direttore Ernesto Ferrero e dal presidente Rolando Picchioni.

Prova di cio' e' anche il fatto che quest'anno alla Fiera del Lingotto, dal 14 al 18 maggio ci saranno 50 editori in piu' dell'anno scorso, quando gia' furono la cifra record di 1.400. ''In alcuni anni eravamo noi a dover correre dietro gli editori - ha detto il presidente Rolando Picchioni - ora ogni anno bussano new entry''. C'e' poi da aggiungere che i tanto paventati tagli alla Fiera (si era anche pensato per un attimo di renderla biennale) non ci sono stati in quanto gli enti locali e i vari sponsor privati, in primis le Fondazioni bancarie Compagnia San Paolo e Crt, hanno confermato tutti i contributi dell'anno scorso quando il bilancio fu di un milione e 750.000 euro a fronte di 300.000 visitatori.

Comunque qualche piccolo risparmio e' stato fatto: non e' stata realizzata la tradizionale Torre dei libri di Francois Confino (costava 50.000 euro), la festa inaugurale del 13 al Teatro Carignano sara' molto sobria. La Fiera ha inoltre deciso di indagare sulla propria dimensione economica con una indagine affidata alla societa' Fitzcarraldo.

Il tema quest'anno e' l'Io e la relazione con l'altro e lungo questo fil rouge si riflettera' sulle nuove solitudini virtuali, sulla capacita' contemporanea di relazionarsi con il diverso, con l'immigrato, con l'altro da se', ''in un momento in cui - dice Ferrero - sembra prevalere l'edonismo, l'egoismo e una sorta di ateismo sociale''. Anche quest'anno sono tanti i grandi nomi, dal Nobel turco Orhan Pamuk, gia' a Torino nel 2001 prima della laurea svedese, a Salman Rushdie, da David Grossman al grande scrittore cinese Yu Hua, dal poeta franco-siriano Adonis allo svedese Bjorn Larsson, dall'argentino Alberto Manguel agli americani Percival Everett, Todd Hasak Lowy, James Frey e Garth Stein, a John Simenon che ricordera' il padre Georges.

Tanti, anche gli italiani a partire da Umberto Eco che fara' la prolusione inaugurale giovedi', subito dopo l'inaugurazione alla presenza del presidente della Camera, Gianfranco Fini, del ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, e dei colleghi egiziano Farouq Hosni (l'Egitto e' il paese ospite) e spagnolo Cesar Antonio Molina. Ci saranno poi Gianrico Carofiglio, Erri De Luca, Giorgio Faletti, Claudio Magris, Margaret Mazzantini, Valerio Manfredi, Paolo Giordano, Lidia Ravera, Susanna Tamaro.

Confermati anche il Bookstock Village, dedicato ai giovani (l'anno scorso furono oltre 50.000) e coordinato da Giuseppe Culicchia, l'iniziativa Adotta uno scrittore, Lingua Madre l'Intenational Book Forum (Ibf) dedicato agli scambi dei diritti. (ANSA).
28/04/2009 17:30

lunedì 30 marzo 2009

La tecnica dello scrittore in tredici tesi


(da far leggere ai propri autori)



Walter Benjamin, Strada a senso unico, Einaudi 1983


1.

Chi intende procedere alla stesura di un'opera di vasto respiro si dia buon tempo e, al termine della fatica giornaliera, si conceda tutto ciò che non ne pregiudica la continuazione.

2.

Parla di quanto hai già scritto, se vuoi, ma non farne lettura finché il lavoro è in corso. Ogni soddisfazione che in tal modo ti procurerai rallenterà il tuo ritmo. Seguendo questa regola, il desiderio crescente di comunicare diverrà alla fine uno stimolo al compimento.

3.

Nelle condizioni di lavoro cerca di sottrarti alla mediocrità della vita quotidiana. Una mezza quiete accompagnata da rumori banali è degradante. Invece l'accompagnamento di uno studio pianistico o di uno strepito di voci può rivelarsi non meno significativo del silenzio tangibile della notte. Se questo affina l'orecchio interiore, quello diventa il banco di prova di una dizione la cui pienezza soffoca in sé persino i rumori discordanti.

4.

Evita strumenti di lavoro qualsiasi. Una pedante fedeltà a certi tipi di carta, a penne e inchiostri ti sarà utile. Non lusso, ma dovizia di codesti arnesi è indispensabile.

5.

Non lasciarti sfuggire alcun pensiero, e tieni il tuo taccuino come le autorità tengono il registro dei forestieri.

6.

Rendi la tua penna sdegnosa verso l'ispirazione ed essa l'attirerà a sé con la forza del magnete. Quanto più lento sarai nel decidere di mettere per iscritto un'intuizione, tanto più matura essa ti si consegnerà. Il discorso conquista il pensiero, ma la scrittura lo domina.

7.

Non smettere mai di scrivere perché non ti viene più in mente nulla. E' un imperativo dell'onore letterario interrompersi solo quando c'è da rispettare una scadenza (un pasto, un appuntamento) o quando l'opera è terminata.

8.

Occupa una stasi dell'ispirazione con l'ordinata ricopiatura del già scritto. L'intuizione ne sarà risvegliata.

9.

Nulla dies sine linea: sì, però qualche settimana.

10.

Non considerare mai perfetta un'opera che non t'abbia tenuto una volta a tavolino dalla sera fino a giorno fatto.

11.

La conclusione dell'opera non scriverla nel solito ambiente di lavoro. Non ne troveresti il coraggio.

12.

Gradi della composizione: pensiero, stile, scrittura. Il senso della bella copia è che in questa fase l'attenzione va ormai soltanto alla calligrafia. Il pensiero uccide l'ispirazione, lo stile vincola il pensiero, la scrittura ripaga lo stile.

13.

L'opera è la maschera mortuaria dell'idea.

lunedì 16 marzo 2009

Cor-reggere


"Non c'è correzione, per quanto marginale o insignificante, che non valga la pena di effettuare. Di cento correzioni, ognuna può sembrare meschina o pedante; insieme, possono determinare un nuovo livello del testo." (Th. W. Adorno)

Questa deve essere la filosofia sia dell'editor che del correttore di bozze. Il loro lavoro alla fine non si vedrà, e proprio perchè (e se) non si vedrà, sarà stato un buon lavoro.

P.s.: Naturalmente, se anche gli autori fanno la loro parte, non è che dispiaccia. "Perchè dobbiamo pubblicarli, se non sanno neanche correggersi?" diceva Camilla Smallwood...

mercoledì 11 marzo 2009

Crescono gli scambi con l'estero


Milano, 10 mar. (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Piu' di una casa editrice su cinque in Italia 'lavora' con l'estero: il 21% delle case editrici italiane che hanno pubblicato una novita' nel 2007 hanno infatti acquistato o ceduto diritti d'autore all'estero negli ultimi quattro anni. Un dato in decisa crescita considerando che, nel 2004, erano il 15% (+75%). Questo il primo dato della seconda 'Indagine sull'import-export dei diritti d'autore in Italia', che sara' presentata il 17 marzo, alle 10.30 nella sede dell'Istituto nazionale per il Commercio Estero (Ice) di Milano nell'ambito dell'incontro ''Diritti d'autore come risorsa. Strategie per l'internazionalizzazione dell'editoria italiana''.

La ricerca, realizzata dalla Doxa per conto dell'Istituto nazionale per il Commercio Estero, con la collaborazione dell'Associazione Italiana Editori (Aie) mette in evidenza dati e informazioni relative ad un lungo arco di tempo (dal 2001 al 2007), che offrono un quadro molto articolato delle politiche editoriali di internazionalizzazione sviluppate in questi anni. La ricerca, basata su 754 interviste a un campione di case editrici italiane che hanno pubblicato almeno una novita' nel 2007, ha messo a confronto il periodo 2004-2007, aggiornando le informazioni dell'analoga indagine del 2004.

Obiettivo della ricerca: analizzare le tendenze in atto negli scambi di diritti tra l'Italia e le diverse aree del mondo con le quali il settore editoriale intrattiene rapporti. I dati raccolti riguardano le quantita' di diritti venduti e comprati suddivisi per generi editoriali e per paese o area geografica di provenienza e destinazione, con particolare attenzione alle dimensioni aziendali.

Boom dei diritti sui libri per ragazzi

Milano, 17 mar. (Apcom) - Boom dell'editoria italiana all'estero: per la prima volta nel settore dei libri per ragazzi l'editoria italiana cede tanti diritti quasi quanti ne compra, cosa che per altro già avviene per i libri d'arte e illustrati. In particolare è nel numero di titoli venduti che l'Italia registra il record, raddoppiando le vendite nel corso dei sette anni tra il 2001 e il 2007. A leggere gli italiani sono soprattutto gli europei ma anche l'Asia ha mostrato un crescente interesse per l'editoria del bel Paese. E' questa la fotografia scattata all'editoria italiana dalla Doxa nell'indagine condotta per conto dell'Istituto per il commercio estero dell'Associazione italiana editori. Tra il 2001 e il 2007 è cresciuto del 75,1% il numero di case editrici che hanno venduto diritti di libri e autori italiani o acquistato diritti di libri stranieri. In termini di titoli, nel periodo in esame, il numero di quelli acquistati dalle case editrici italiane è cresciuto del 43,1% da 5.400 a 7.730. Praticamente raddoppiato, invece, il numero di titoli venduti passato da 1.800 a 3.490 (+93,9%). Se gli acquisti dei diritti restano maggiori rispetto alle vendite in quasi tutti i settori (tranne l'editoria d'arte e illustrata), il tasso di crescita delle vendite è risultato maggiore: tanto per fare un esempio la vendita di diritti di narratori italiani (602 titoli) nei sette anni dell'indagine è cresciuta del 157,3% mentre gli acquisti di libri di romanzieri stranieri (2.316 opere) sono cresciuti con un tasso del +51,8%. L'editoria di libri per bambini ha registrato una crescita del 106,6% (1.004 titoli venduti) mentre gli acquisti sono rimasti sostanzialmente sui livelli del 2001 (+10,5% con 1.384 titoli acquistati nel 2007). La vendita di titoli di saggistica a case editrici straniere cresce del 440% (973 titoli) mentre gli acquisti del 99,3% (2.699 opere). L'unico comparto dove le vendite di diritti nel 2007 hanno superato gli acquisti è quello dell'editoria d'arte e illustrata: 616 titoli (+80% rispetto al 2001) di cui sono stati ceduti i diritti, contro i 264 comprati (-19,8%). Sebbene l'Europa sia risultata il principale mercato di sbocco per il libro italiano, con quasi 8 libri su 10 esportati nel Vecchio Continente, tra il 2001 e 2007 la geografia dei mercati di esportazione è stata ridisegnata. Nel 2001 l'Asia assorbiva il 5,8% dei titoli di cui le case editrici vendevano diritti. Nel 2007 questo valore è pressoché raddoppiato toccando l'11,5%. Verso l'Europa Centro Orientale nel 2001 le case editrici italiane vendevano il 19% dei diritti di edizione complessivamente commercializzati. Sei anni dopo il peso di quest'area ha raggiunto il 30,2%. Sul lato opposto, l'indagine mostra che i Paesi dell'export sono totalmente diversi dai Paesi dell'import: gran parte degli acquisti (il 60,1% nel 2007) sono avvenuti in due Paesi, Regno Unito e Stati Uniti, che sono deboli importatori di titoli italiani (con solo il 7,7%) mentre la maggioranza delle vendite (73%) sono effettuate negli altri Paesi europei, dai quali importiamo solo il 33% dei titoli.

giovedì 5 marzo 2009

Rapporto 2008 sull'editoria libraria (sintesi)




a cura dell’Ufficio studi AIE


Il mercato dell’editoria libraria si consolida nel 2007, con un valore che registra un +0,87% sull’anno precedente, raggiungendo un giro d’affari complessivo di 3,702 miliardi di euro.
Sono oltre 61mila i titoli librari prodotti (per il 62% si tratta di novità), pari a 268 milioni di copie. Diminuiscono però i lettori: sono stati 24milioni i lettori di un libro in un anno (il 43,1% della popolazione), ma solo 3,2 milioni gli italiani che ne hanno letto uno in un mese.

I lettori di almeno un libro nel 2007? 24milioni di italiani (-1% sul 2006). Ma i lettori di uno al mese sono solo 3,2 milioni - Nel 2007 i lettori di almeno un libro non scolastico nei dodici mesi precedenti sono scesi dal 44,1% di tutta la popolazione italiana con più di 6 anni di età al 43,1%.
Dichiarano di aver letto un libro nel 2007 poco più di 24 milioni di italiani con una flessione sul 2006 dell’1%; a questo valore va aggiunto un altro 10,8% di lettori di soli libri gialli, rosa, manualistica leggera (cucina, giardinaggio, hobby), di utilizzatori di guide di viaggio, di libri allegati a quotidiani e settimanali. Complessivamente si arriva a un valore del 53,9% di lettori.
Dopo un periodo in cui la lettura aveva fatto segnare lenti ma progressivi tassi di crescita – dal 1999 al 2006 – lo scorso anno è stato il primo in cui si è assistito a una inversione di tendenza, confermata non solo da Istat ma anche da altre indagini (Ipsos, Nielsen, ecc.).
Questa situazione non modifica affatto le ben note caratteristiche strutturali di un mercato il cui perimetro risulta tra i più ristretti tra i paesi europei:
 Tra i lettori, la metà (il 46,2%) non legge più di tre libri all’anno;
 Solo il 13,3% dei lettori ne legge uno al mese (circa 3,2 milioni di persone);
 Restano forti le differenze a livello geografico: si passa dal 51,4% del Nord al 31,6% del Sud (venti punti percentuali!); legge il 55% del Trentino Alto Adige o il 53,3% della Lombardia, contro il 30,1% della Sicilia, il 30,2% della Campania, il 29,1% della Calabria, il 28,9% della Puglia, ecc.
 Le fasce infantili e giovanili di popolazione si confermano composte da lettori complessivamente più forti (nonostante la maggior diffusione/utilizzo di internet, telefonia mobile, ecc.) rispetto alla media nazionale. Il 59,5% dei bambini di 11-14 anni; il 56,6% dei 15-17enni; il 54,6% dei 18-19enni si dichiara lettore di libri non scolastici.
 Le donne leggono più degli uomini: nel 2007 raggiungono il 48,9% rispetto agli uomini che si fermano al 37%.

Il mercato: cresce dello 0,9% - Nel 2007 il valore complessivo delle vendite di libri a prezzo di copertina nel nostro Paese hanno raggiunto la cifra di 3.702,2 milioni di euro con un incremento inferiore all’un per cento (+0,87%) rispetto all’anno precedente.
Le vendite di libri di varia adulti e ragazzi nei canali trade (libreria di catena editoriale e non), grande distribuzione, librerie on line, edicola (esclusi i collaterali), fiere e mostre del libro, si sono attestati nel 2007 a 1,415 miliardi di euro (+1,5%). Da questa cifra restano escluse le vendite di libri scolastici di adozione che hanno raggiunto il valore di 716,3 milioni di euro (+1,5% sul 2006). Il mercato scolastico vale il 19,4% del mercato complessivo del libro.
Il mercato ragazzi (libri 0-14 anni) nel 2007 ha raggiunto il valore di vendita a prezzo di copertina di 137,2 milioni di euro (+2,5% sul 2006), che rappresenta il 9,8% delle vendite dei canali trade, ma appena il 3,7% del mercato complessivo.

Libri in edicola allegati ai quotidiani: -7,5% sull’anno precedente come valore, dimezzati i titoli, -24% sulle copie - Nel 2007 il fenomeno della vendita di libri in edicola in abbinamento a quotidiani e settimanali, già in rallentamento a partire dal 2006, ha subito la sua prima vera battuta di arresto dal 2002, quando questa formula fece il suo ingresso sul mercato italiano: lo scorso anno sono stati venduti in edicola libri per un valore stimato di 453 milioni di euro (-7,5% rispetto al 2006). E dai 988 titoli pubblicati nel 2006 si è scesi a 432.
Il fenomeno era iniziato nel 2002 quando vennero vendute in edicola circa 44,2 milioni di copie di libri, per poi passare nel 2003 a 62,1 milioni, nel 2004 a 75,5 milioni di copie e nel 2005 a 80 milioni. Nel 2006 la prima secca battuta d’arresto, non si arrivò a 60 milioni di copie, che nel 2007 sono ulteriormente scese a 45,5 milioni di copie (-24,1%; stima).

Le case editrici complessivamente sono 2901. Gli addetti 38mila - Nel 2007 risultavano censite – tra attive e non – 8.814 case editrici. Tuttavia il parco di imprese – non considerando quelle che non hanno pubblicato alcun titolo nell’anno, quelle che sono emanazione di aziende, fondazioni, enti con altre finalità, o che hanno una produzione occasionale, ecc. - porta il valore a scendere a 2.901 imprese. Gli editori che hanno una presenza organizzata sul mercato (pubblicano almeno un titolo al mese, hanno un piano editoriale, e hanno una distribuzione in libreria, e almeno 100 titoli commercialmente vivi in catalogo) sono 1.016.
Complessivamente lo stock occupazionale della filiera è stimabile in circa 38 mila addetti.

La distribuzione: sempre più le catene librarie (su 2mila librerie, 609 sono a catena) - Il principale fenomeno che continua a contraddistinguere lo scenario distributivo è rappresentato dallo sviluppo delle catene di librerie (anche con un significativo sviluppo nei centri commerciali, aeroporti e a breve anche nelle stazioni ferroviarie). Oggi su circa 2mila librerie 609 appartengono a catene (editoriali, o della distribuzione), e 92 sono catene a “gestione familiare”: nel complesso il 35,1% dei punti vendita. Di queste catene 63 sono multistore (oltre 1.000 mq di superficie, vendita di libri e altri prodotti come musica registrata, video, ecc.).

Il mercato trade: crescono le vendite nella Gdo, nelle librerie online (+37%), nelle edicole - I canali trade mostrano nel 2007 una dinamicità maggiore per effetto di tre spinte sostanziali:
 La crescita (+5,0%) delle vendite nei banchi libri – ma ormai si tratta di reparti all’interno dell’area bazar - di Ipermercati e supermercati, potendo sfruttare una più incisiva politica di promozioni di prezzo e di animazione delle vendite e di un ampliamento degli assortimenti anche verso tipologie di libri caratterizzati da prezzi di copertina mediamente più alti, marchi che non sono più solo i tradizionali editori di best seller che un tempo caratterizzavano questo canale.
 La crescita delle librerie on line: +36,9%, al netto delle vendite generate dall’acquisto di libri da parte di clienti italiani su quelle straniere.
 La stessa ripresa delle vendite di libri nelle edicole, che hanno saputo in questi ultimi anni rinnovarsi nell’allestimento offrendo assortimenti di libri (collaterali esclusi) non più fatti solo da tascabili e supereconomici: +12,1%. Anche se il tasso di crescita nel 2007 va commisurato con il fatto che l’anno prima con solo 16,5 milioni di euro di vendite si era toccato il livello più basso nella vendita di libri in questo canale.

Produzione: oltre 61mila titoli (per il 62%novità), 268 milioni le copie - Nel 2006 - ultimo anno di cui si hanno dati definitivi sulla produzione - sono state pubblicati 61.440 titoli, compresi quelli destinati all’adozione scolastica (6.202) e i libri per bambini e ragazzi (4.288). Il 61,8% di essi sono novità (62,4% nel 2005). Sono escluse le opere vendute assieme ai quotidiani e settimanali.
L’82,9% dei titoli pubblicati sono libri di varia (narrativa, manualistica, saggistica, guide, arte e illustrati, guide di viaggio, libri universitari, Stm, reference ed enciclopedie); un altro 7,0% sono libri per bambini e ragazzi; infine il 10,1% sono libri destinati all’istruzione dell’obbligo e alla scuola superiore.
Nel 2006 - escludendo sempre le copie dei libri venduti assieme a quotidiani e settimanali - sono stati stampate 268 milioni di copie con una tiratura media di 4.300 copie.
I titoli commercialmente vivi sono nel 2008 609.287, di cui 37.855 opere “con disponibilità limitata”. Nel 2007 questo valore era di 581.035 (settembre 2007), e di 545.762 l’anno ancora precedente. Tra 2007 e 2008 vi è stato un incremento del 4,9%.

Traduzioni: 1 titolo su 5 è “estero” - Diminuisce progressivamente il peso dei libri di autore straniero sul totale della produzione italiana: da un valore medio che si attestava attorno al 25% per tutti gli anni Novanta si è scesi infatti oggi a un 22,5%. In particolare diminuiscono le opere tradotte nei settori di varia adulti (21,9%) e dei libri per ragazzi (32,7%).
È naturalmente dai mercati di lingua inglese che provengono la maggior parte delle traduzioni: posti pari a 100 i titoli tradotti, il 47% di quelli di varia adulti, e ben il 71% delle opere per ragazzi provengono da autori di mercati di lingua inglese. Le altre aree linguistiche – quella francese, tedesca e spagnola – si trovano a livelli inferiori, costituendo rispettivamente il 2,3%, l’1,3% e lo 0,7% del totale dei titoli tradotti. Anche nelle tirature medie, rispetto alle 4.900 copie dei titoli di autore di lingua inglese, si scende a 3.300 per gli autori francesi o 2.900 per quelli tedeschi.

L’export del libro italiano: +2% - Cresce l’export dei libri italiani all’estero: +2% rispetto al 2006, corrispondente a un valore totale di 40,7 milioni di euro (il dato non include l’export che transita attraverso i siti di commercio on line, che sicuramente registra un incremento). Nonostante la crescita, il valore denota una scarsa dinamicità del commercio estero del libro italiano, che negli ultimi anni è pur sempre aumentato ma in misura poco significativa. I libri maggiormente esportati sono quelli d’arte, d’immagine, di design che costituiscono l’eccellenza dell’editoria italiana.

E i primi mesi del 2008? Il 2008 è stato caratterizzato, sino ad ora, da una crescita che difficilmente raggiungerà nei canali trade i valori del 2007, a causa soprattutto di una più generale contrazione dei consumi delle famiglie che potrà avere ricadute considerevoli sul bilancio finale dell’anno in corso. Gli indici del valore delle vendite del commercio al dettaglio su piccola e grande superficie hanno fatto segnare già nell’aprile scorso un -3,4% nelle vendite rispetto al corrispondente mese del 2007 alla voce “cartoleria, libri, giornali e riviste” e un -1,0% rispetto al marzo 2008. Il settore risulta inoltre penalizzato da un’ulteriore riduzione delle vendite di collaterali, che per gli editori si traducono in minori introiti in termini di diritti.
Il mercato rimane contraddistinto da bassi indici di crescita della lettura in assenza di importanti interventi di promozione pubblica in questo settore. La speranza è riposta nelle vendite natalizie: sino ad oggi si è sempre verificato che in periodi di crisi il libro regalo sia stato un bene rifugio in occasione delle festività di fine anno. Rimane però difficilmente sostenibile una gestione economico-finanziaria complessiva del settore basata solo sull’andamento delle vendite di poco più di un mese.


Andamento del mercato editoriale a prezzo di copertina
Valori in euro e in percentuale
2005 2006 2007
Euro % Euro % Euro %
Libreria (1) 1.034.000.000 77,2% 1.043.300.000 75,7% 1.048.000.000 +0,5%
Iper e supermercati (2) 226.800.000 16,9% 246.100.000 17,9% 258.400.000 +5,0%
Edicola (3) 20.500.000 1,5% 16.500.000 1,2% 18.500.000 +12,1%
Altre forme di vendita al dettaglio 18.380.000 1,4% 19.350.000 1,4% 19.756.000 +2,1%
Librerie on line e vendite tramite Internet (4) 40.110.000 3,0% 52.062.000 3,8% 71.300.000 +36,9%
[a] Totale 1.339.790.000 100,0% 1.377.312.000 100,0% 1.415.956.000

+2,8% +2,8% +2,8%
[b] Libri scolastici di adozione (5) 696.000.000 705.510.000 716.280.00 +1,5%
+1,8% +1,4% +1,5%
[c] Libri venduti in bookshop museali 21.900.000 25.360.000 28.438.000 +12,1%
15,3% 15,8% 12,1%
[a+b+c] Totale 2.057.690.000 2.108.182.000 2.160.674.000
+2,6% +2,4% +2,5%
Rateale 315.000.000 308.385.000 311.777.000 +1,1%
Vendite per corrispondenza 145.000.000 140.650.000 143.182.000 +1,8%
Book club 81.500.000 82.478.000 83.303.000 +1,0%
Vendite dirette a biblioteche (b2b) 65.500.000 54.300.000 50.230.000 -7,5%
Export di libri italiani all'estero 39.491.000 39.925.000 40.730.000 +2,0%
[d] Totale 646.491.000 625.738.000 629.222.000
-1,7% -3,2% +0,6%
Collezionabili: fascicoli in edicola 342.300.000 307.043.000 293.226.000 -4,5%
Editoria elettronica (cd-rom, Dvd rom) 326.500.000 336.948.000 330.458.000 -1,9%
Editoria elettronica: banche dati 51.000.000 60.537.000 69.618.000 +15,0%
Libri usati a metà prezzo 76.500.000 78.150.000 79.790.000 +2,1%
Non book 33.000.000 35.376.000 38.206.000 +8,0%
Ricavi e vendite per iniziative speciali (b2b) 114.950.000 118.000.000 101.000.000 -14,4%
[e]Totale 944.250.000 936.054.000 912.298.000 -2,5%
-2,6% -0,9% -2,5%

[a+b+c+d+e] Totale 3.648.431.000 3.669.974.000 3.702.194.000
+0,4% +0,6% +0,9%
Collaterali (libri) (6) 275.700.00 233.100.000 221.500.000
-15,5% -5,0%

Note:
(1) Esclusi libri scolastici di adozione
(2) Banco libri di supermercati e grandi magazzini
(3) Escluse le vendite collaterali e di collezionabili
(4) Vendite da parte delle librerie on line italiane. Non si considera la spesa di clienti italiani per acquisto di libri da librerie on line straniere.
(5) In librerie e cartolibrerie, dirette
(6) Valori forniti da Fieg, su dati relativi a 53 quotidiani. Il dato si riferisce alle sole vendite di libri (330,5 nel 2004). Si è ritenuto da quest’anno di utilizzare questo dato anziché le stime fatte in precedenti

giovedì 26 febbraio 2009

Quando il treno arrivò in dogana

da Frammenti di memoria, Giulio Einaudi, Rizzoli 1988

Ho già ricordato la forte emozione provata quando aprivo i pacchi dei libri che arrivavano a mio padre. L'odore della carta stampata, soprattutto quella di pura cellulosa che Laterza usava per i classici italiani, o per le opere di Benedetto Croce o per La Critica, mi eccitava. Sin dall'inizio della mia attività, diedi quindi grande importanza alla qualità della carta, e con dolore durante la guerra fui costretto ad usare carta di pasta di legno, carta che col tempo sarebbe ingiallita e che non resisterà oltre il ventesimo secolo. Molto direte, ma possedere la prima edizione di Paesi tuoi di Pavese, pubblicato nel '41, fa gola a tutti i bibliofili che invece nel ventunesimo secolo si dovranno accontentare di una ristampa.
Ricordo ancora un episodio degli anni '50 quando ancora la carta buona scarseggiava. Mi si offrì una grossa partita di carta di pura cellulosa di importazione sovietica, un treno completo. Quando il treno arrivò in dogana l'allora ministro del Commercio estero pensò che si trattasse di un finanziamento sotto forma di carta fatto dai russi per favorire una casa editrice considerata di sinistra. In realtà non solo la carta fu pagata, ma ebbi anche la sorpresa di vedermela arrivare in rotoli, adatti a stampare grandi tirature di giornali e riviste, ma non libri a tirature limitate. Dovetti pertanto sostenere una spesa ulteriore per sbobinare i rotoli e tagliare la carta. In compenso la qualità era ottima come può constatare chiunque possegga libri pubblicati da Einaudi ai primi anni cinquanta.

Un punto essenziale per la riuscita del libro è la legatura. C'era da impazzire quando i primi volumi legati si "imbarcavano". Solo dopo una lunga esperienza di colle, cartoni e tele, si riuscì ad arrivare a una produzione di massa di libri rilegati in ottime condizioni.
Dunque carta e legatura. Ma sarei stolto se non considerassi come parte essenziale della forme del libro, i caratteri, l'impaginazione, l'inchiostro, la stampa; non solo, ma anche i titoli correnti, gli indici analitici e gli indici dei nomi, tutti elementi che concorrono a rendere un libro di studio utilizzabile nel modo più proficuo.
La forma esterna del libro deve essere in sintonia col contenuto, deve essere un richiamo all'intelligenza dell'autore. Un richiamo discreto che non deve offendere il lettore quando questi abbia il libro sul suo tavolo di lavoro, nello scaffale, o ne faccia il suo livre de chevet. Nella mia biblioteca personale ho cercato di eliminare, a meno siano indispensabili, i libri con una presentazione indiscreta, direi rumorosa, che in genere va di pari passo a contenuti modesti.

Per raggiungere il giusto equilibrio tra forma e contenuto, mi sono valso della collaborazione di tipografi e grafici. Ricordo un tipografo di grandissima qualità, raffinato, il Frassinelli. Col suo aiuto venne impostata la copertina dei Saggi.
Nel primo periodo della mia attività la forma esterna del libro si presentava al pubblico con immagini mirate. Francesco Menzio disegnava gran parte delle copertine o sovracopertine: ad esempio la copertina della prima edizione di Paesi tuoi di Pavese, le sovracopertine dei Narratori stranieri tradotti, famose quelle di Moll Flanders di Defoe e del David Copperfield di Dickens, e ancora i disegni da lui eseguiti per l'Universale.
Dopo il '45 invece si è verificato un mutamento nella proggettazione del libro Einaudi, con l'uso della fotografia, ma soprattutto di dipinti di grandi maestri: Pavese, ad esempio veniva presentato con quadri di Van Gogh, Hemingway con dipinti di Picasso, Calvino con pastelli di Klee. In quegli anni si affermò, con queste caratteristiche, la collana dei Coralli.
Fu questo il periodo in cui nacque una stretta collaborazione coi grafici Albe Steiner e Max Huber. Il primo diede una inconfondibile fisionomia al Politecnico, il settimanale di Vittorini, il secondo disegnò le copertine della collana Politecnico biblioteca e in particolare alcuni opuscoli pubblicitari.
Max Huber era sempre felice, gioiva creando una copertina, abbozzando un prospetto pubblicitario: quando non trovava il consenso era pronto a rifare tutto, senza mutare d'umore.
Il rapporto con Albe Steiner era tenuto da Elio Vittorini, che sosteneva con lui, ottimista e tenace, in simbiosi perfetta, vivaci ma dolci scontri durante le riunioni per l'impaginazione del Politecnico.
Successivamente Bruno Murari, per una trentina d'anni, fu nostro insostituibile e impareggiabile consulente grafico. Due volte al mese si svolgevano riunioni con il direttore tecnico, il direttore editoriale e commerciale. Ognuno portava le sue esigenze: Murari, velocissimo, cercava di interpretarle. In modo estremamente libero gli si facevano le critiche, lui ne teneva conto rifacendo il tutto se necessario anche varie volte, arrivando alla fine a risultati eccellenti.
Fare convergere le esigenze e le necessità della committenza con la massima libertà espressiva del professionista cui ci si affida mi pare regola ovvia: nella pratica questa semplice norma non è sempre seguita.

Ma la perfetta sintonia tra forma e contenuto non sarebbe stata raggiunta nelle edizioni Einaudi senza un uomo di straordinaria intelligenza, Oreste Molina, lavoratore instancabile, interprete delle esigenze del gruppo degli intellettuali "einaudiani", ed esigente sovrattutto con se setsso. Impazziva davanti alla "superficialità" degli autori, che spesso delegavano a lui la cura tecnica del libro, lasciandolo alle prese con indicazioni bibliografiche scorrette, o coi titoli del libro una volta in corsivo, un'altra tra virgolette e in tondo. "Adesso ti mando le prime cento pagine, il reso seguirà a giorni" scrivevano talune volte gli autori: no, lui voleva tutto il manoscritto, se lo portava a casa e se lo studiava dalla prima pagina all'ultima, in modo da essere in grado di risolvere le difficoltà che si presentavano in testi irti di rimandi, di note, di segni.
Molina ha formato alcuni tecnici che ancora oggi lavorano riferendosi al suo magistero, interrotosi dopo quattro decenni, forse perchè non sopportva l'idea di non interpretare le idee e contrastare le bizze di colui con il quale per tanti anni aveva colloquiato.

martedì 24 febbraio 2009

Solo un buon titolo



da "I mestieri del libro", Oliviero Ponte di Pino, prefazione di Stefano Mauri, Tea 2008

Come leggeremmo l'Ulysses di James Joyce, si chiedeva Umberto Eco, se avesse un titolo diverso?
Perchè il titolo è parte integrante di un libro - e azzeccare il titolo è un ingrediente fondamentale della sua fortuna.
Ernest Hemingway utilizzava un proprio metodo: "Faccio un elenco di titoli dopo aver finito il racconto o il romanzo - a volte addirittura cento. Poi inizio a cancellarli, e a volte li cancello tutti."
Per Milan Kundera, invece, "qualunque mio libro potrebbe intitolarsi L'insostituibile leggerezza dell'essere oppure Lo scherzo o Amori ridicoli, i titoli sono intercambiabili, riflettono il piccolo numero di temi che mi ossessionano, mi definiscono e, sfortunatamente, mi limitano. Al di là di questi temi non ho nulla da dire o da scrivere."
Con grande pragmatismo, l'editore Alfred Knopf rimproverava così Dashiell Hammett: "Dovresti occuparti e preoccuparti un pò di più dei tuoi titoli. Quando una persona non riesce a pronunciare il titolo o il nome dell'autore, si intimidisce e non osa più entrare in libreria per chiedere quel libro. Capita più spesso di quanto tu non creda."
Nella ricerca della soluzione migliore, numerosi titoli sono stati cambiati in corso d'opera, dagli scrittori o dagli editori. Così non possiamo leggere Prime impressioni di Jane Austen (Orgoglio e pregiudizio), Il cuoco di mare di Robert Louis Stevenson (L'isola del tesoro), La balena di Hermann Melville (Moby Dick), Giuda: una storia di Cristo di Lew Wallece (Ben Hur), L'ultimo uomo d'Europa di George Orwell (1984), Il regno vicino al mare di Vladimir Nabokov (Lolita), Prima di questa rabbia di Arthur Hailey (Radici), Gli uccelli e le api di Woody Allen (Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (e non avete mai osato chiedere))...
Un titolo memorabile come Via col vento è stato preceduto, mentre Margaret Mitchell scriveva il suo capolavoro, da Pansy (così si chiamva in origine la protagonista Scarlett O'Hara), da Tote the Weary Load (il verso di una canzone), e da Domani è un altro giorno (l'indimenticabile frase dell'indimenticabile Scarlett). David Herbert Lawrence ha cambiato molto spesso, con decisioni tormentate ma felici, i suoi titoli: Paul Morel è diventato Figli e amanti, John Thomas e Lady Jane è diventato L'amante di Lady Chatterly, le sorelle è diventato L'arcobaleno e L'anelllo matrimoniale è diventato Donne in amore.
Anche Adolf Hitler aveva dato al Mein kamf un altro titolo: Quattro anni e mezzo di lotta contro le menzogne, la stupidità e la vigliaccheria (dimostrando, ha commentato Tim Foote sul "Time", che per qualunque autore è meglio avere un buon editor).
Una scorsa ai titoli pubblicati può incoraggiare uno scrittore a riprendere la sua fatica con una nuova lena. Perchè vengono pubblicati libri con titoli alquanto improbabili. La rivista inglese The Bookseller assegna dal 1978 tramite referendum il Diagram Prieze al titolo più curioso dell'anno. Tra i vincitori del prestigioso riconoscimento, The Madam as Entrepeneur: Career Management in House Prostitution (lett. la Madama come imprenditore. La gestione delle carriere nelle "case", 1979), The Joy of Chickens (lett. La gioia dei polli, 1980), The Book of Marmalade: Its Antecedents, Its History and Its Role in the World Today (lett. Il libro della confettura d'arance: i suoi antecendti, la sua storia e il suo ruolo nel mondo contemporaneo, 1984), Oral Sadism and the Vegeterian Personality (lett. Il sadismo orale e la personalità vegetariana, 1986), How To Shit in the Woods: An Evironmentally Suond Approach to a Lost Art (lett. Come cacare nei boschi: un aproccio ambientalisticamente consapevole a un'arte perduta, 1989), Resing Old graves (lett. Riciclare le vecchie tombe, 1995), The Joy of Sex: Pocket Edition (lett. Le gioie del sesso: edizione tascabile, 1997), People Who Don't Know They're Dead: How They Attach Themselves to Unsuspecting Bystanders and what to do About It (lett. Quelli che non sanno die essere moti: come si appiccicano ai passanti inconsapevoli e come affrontare la situazione, 2005), fino a The Stray Shopping carts of Eastern North America: A Guide To Field Identificaation (lett. I carrelli della spesa randagi nell'America del nord-Est: una guida all'identificazione sul campo, 2006).
Questo albo d'oro è un omaggio all'inesauribile fantasia e operosità umana (in particolare quella degli autori) e alla follia degli editori. E dimostra che nulla (o molto poco) resta inedito: le foreste del mondo intero corrono un grave pericolo...

giovedì 29 gennaio 2009

Editoria e crisi


Da Stieg Larsson a Meyer, i libri bene rifugio

Repubblica — 26 gennaio 2009 pagina 15 sezione: AFFARI FINANZA
Non esporta per sua natura e non ha bisogno di vendere all' estero per vivere. Ha un andamento economico più o meno stabile: non vede anni di grandi riprese, né di grandi crisi, il che, in questo periodo, presenta un qualche vantaggio. E' forse una delle poche industrie dove coabitano grandi gruppi e brand artigianali e di qualità, che comunque non interessano un granché alla massa dei consumatori: chi mai ha comprato un libro perché era edito dalla Mondadori, piuttosto che dalla Feltrinelli o dalla Marsilio o da Guanda? Anche quest' anno l' industria delle editoria e del libro ha rispettato quelle performances da diesel che le sono caratteristiche. Anzi. I dati preconsuntivi di fine anno mostrano un qualche segno più sulle vendite rispetto ai 3,7 miliardi del 2007, di cui un miliardo e 34 milioni venduti in libreria, che è il termometro dell' andamento del settore, anche se la quota della grande distribuzione e di Internet è in forte crescita. "Da una prima analisi si può dire che il mercato si è chiuso con un andamento sostanzialmente stabile in termini di copie vendute, e con una crescita in termini di valore per gli aumenti di prezzo", dice Federica Martina che per la Demoskopea tiene conti e classifiche dei libri venduti in libreria. La fine dell' anno, quella che per tutti i settori economici è stato l' inizio della crisi nera, ha dato invece buoni risultati: i libri sono apparsi come una sorta di bene rifugio. Fanno passare il tempo se non si hanno i soldi per andare in vacanza, danno risposte in periodi di crisi, in cui la gente è a caccia di certezze, costano poco come regalo e fanno bella figura, c' è una varietà che può andare bene per chiunque. "Quando c' è un cambiamento il libro diventa un punto di approdo e di utilità per chi vuol capire. Lo abbiamo visto chiaramente dopo l' 11 settembre quando si sono moltiplicate le vendite di testi sulla crisi mediorientale. Non c' è alcuna relazione con le crisi: nei crolli di Borsa di questi mesi non abbiamo registrato alcuna flessione", dice Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di Gems, Gruppo Editoriale MauriSpagnol, terzo gruppo italiano nato dall' intesa e di due famiglie editoriali e che oggi controlla dieci marchi ed è in costante crescita. E' qui che, con Salani, c' è stato uno dei picchi del 2008 con l' ultimo Harry Potter, ormai un successo quasi scontato. Non è la sola " piccola" casa, anche se collocata in un gruppo assai più grande, ad avere sbaragliato il mercato. Se si va a Venezia, nei palazzi una volta ad uso industriale lasciati liberi dalla ritirata del Porto, non ci immaginerebbe mai di trovare sul retro di un commissariato di Polizia, la sede della Marsilio che da 48 anni si muove nel mercato dell' editoria. Oggi, dopo una storia editoriale avventurosa, che si è intrecciata con le svolte politiche e culturali italiane, di cui sono stati protagonisti Cesare de Michelis che l' ha fondata, e sua moglie Emanuela Bassetti, che da più di un trentennio la segue con lui, è controllata al 51% dalla Rizzoli. Con la Trilogia dello svedese Stieg Larsson, è al centro di un fenomeno editoriale che ha portato conti da far invidia a chiunque nell' ultimo anno: 11,4 milioni di euro di fatturato, con un aumento del 44% rispetto 2007. Un risultato operativo che ha sfiorato nel 2008 un quarto del fatturato. " Non sempre dice De Michelis si trova un best seller, anche se Larsson non è frutto della fortuna ma di un lavoro di anni sul giallo svedese. Il lavoro, certo, è di cercarli. Ma la nostra "normalità" è produrre nuovi libri, perché solo così aumenta il mercato. E questa azienda con 25/30 persone è capace di produrre un libro al giorno: dal catalogo d' arte alla narrativa". Grandi e piccoli insomma convivono con begli affari per i primi in un lavoro che ha ancora, fortissimo, non tanto nell' organizzazione, quanto nell' ideazione e nell' identità, il carattere dell' artigianalità e della riconoscibilità. "Stare in una grande gruppo dà solo vantaggi sintetizza De Michelis Se sei troppo piccolo non riesci a fare le cose, se sei troppo grande non riesci a scegliere un libro all' ora". Ci sono anche storie di successo che emergono negli ultimi tempi di "piccoli" indipendenti: come la casa editrice Fazi, che prende il nome da un ex corrispondente dell' Economist che l' ha fondata, e che, con Melissa P., un milione e mezzo di copie vendute in Italia e 3 milioni nel mondo, è stato uno dei casi del 2003. Nelle cifre di questo inizio di anno hanno scalato le classifiche i volumi di Stephanie Meyer sui vampiri. O c' è, ancora, il caso dell' E/O che nel 2008 ha conquistato il terzo posto dei libri più venduti, alle spalle di Mondadori ("La solitudine dei numeri primi" e "Gomorra") con "L' eleganza del riccio". "I piccoli editori sono una ricchezza da questo punto di vista aggiunge Mauri e ogni volta che li si è "uccisi" i grandi hanno visto sparire quote di mercato". Come potrebbe succedere negli Usa con il più grande editore di lingua inglese, la Random House, dove un manager esterno ha messo in atto una ristrutturazione clamorosa, che ha cancellato tre gruppi tipo MauriSpagnol, concentrandoli e ridisegnandoli in tre macrosettori secondo una logica industriale. "Ma spiantare l' anima di una casa editrice" dice Mauri "è molto rischioso". - ALESSANDRA CARINI

Ottimistico.

martedì 27 gennaio 2009

Perchè ricordare?

"L'insistenza di Benjamin sugli antenati vinti può sembrare sorprendente. [...] Essa fa pensare all'imperativo ebraico: Zakhor!, "ricordati!". Ricordati dei tuoi antenati schiavi in Egitto, massacrati da Amalek, esiliati a Babilonia, asserviti da Tito, bruciati vivi dai crociati e assassinati nei pogrom. [...] E' evidente che per lui la rammemorazione delle vittime non è una geremiade malinconica o una meditazione mistica. Essa ha un senso solo se diviene una fonte di energia morale e spirituale per quelli che lottano oggi." Michael Lowy, Segnalatore d'incendio, Bollati Boringhieri, 2004

martedì 20 gennaio 2009

Canone o conflitto?


Segnalo lo stimolante testo di Fredric Jameson pubblicato oggi su Il Manifesto. "La lotta in letteratura può innanzitutto essere intesa come lotta tra lingue con grande potere e lingue con poco potere (e certamente in termini di controllo delle istituzioni di traduzione e trasmissione - imprese editoriali, università, occasionalmente la stampa culturale - che regolano questa lotta)." Efficace la critica alla tesi del canone nella versione di Harold Bloom.

lunedì 19 gennaio 2009

Notarelle sul libro

Nell'ambiente editoriale è molto comune un'affermazione: "Noi non produciamo mattonelle (o salami, o auto, ecc.)" Il sottotesto è che una casa editrice è a un livello superiore, produce, sì, ma non meri oggetti materiali. Ma non è che le cose stiano proprio così. Anzi.
Il libro è un oggetto. Un oggetto materiale, materialissimo. Se c'è un motivo per cui, diversamente dalla musica o dalle cassette video, si può immaginare che il mercato del libro risentirà solo fino a un certo punto della rivoluzione prodotta da Internet, è questo. Perchè quando si prende un libro non si prendono semplicemente le parole che contiene, ma altrettanto l'oggetto su cui sono riportate.
Amare i libri è anche questo. Non è semplicemente la stessa cosa che amare la lettura. Certo, di solito che ama leggere ama i libri, e viceversa. Ma leggere è sempre più (e sarà sempre di più) un attività molteplice. Internet, giornali, riviste. Una casa editrice di questo tempo deve sapere navigare in questa molteplicità, di cui deve essere un nodo e un elemento di ricerca.
Ma poi una casa editrice ha un compito specifico, che è solo suo. Produrre quegli oggetti chiamati libri. Che, come ogni oggetto materiale, hanno tanti usi. Leggere, certo. Ma anche godere della loro vista, del contatto e dell'odore della carta, dell'aspetto e dei colori della copertina. Un libro, inutile negarlo, è anche un oggetto che popola una casa, un ufficio, una sede di un'associazione. Una libreria è come una parete coperta di quadri, che parla di chi ha scelto quei quadri oltre che di chi li ha dipinti.
Per questo una casa editrice non è solo (come scrisse Roger Chartier) una selezionatrice dall'abbondanza di possibili testi. Ma è anche un posto dove un testo diventa l'oggetto libro. Un compito altrettanto importante.

martedì 13 gennaio 2009

La palla di vetro?

Ciò che distingue veramente l'editore non è la capacità da saper fiutare un tema, un argomento, un autore. Anche. Ma ci vuole un leggero tocco di prestigiditazione per fare un progetto editoriale. Non bisogna capire cosa serve adesso, ma cosa servirà tra alcuni mesi. E fin qui è come in ogni cosa culturale: cinema, teatro, ecc. Ma i libri hanno una loro vita particolare. Diciamo che hanno una primavera, un estate, un autunno e un inverno. Tralasciando l'inverno, l'editore non può pensare solo alla primavera e alla speranza di una calda estate. C'è anche l'autunno, e per un libro l'autunno è il tempo più lungo di vita. Una casa editrice deve saper far vivere i suoi libri nei loro autunni, oppure avrà mancato a una delle sue prime funzioni: dare materialità e circolazione a pensieri che vadano a un tempo diverso da quello del grande circo. Per definizione, una casa editrice che funziona è controtempo. Poi ci saranno contratempi più o meno critici - ma se non si possiede la palla di vetro, si è sempre costretti a stare sul crinale.

lunedì 12 gennaio 2009

Babylon

venerdì 9 gennaio 2009

La fila



Aforisma benjaminiano da Yuo Tube.

mercoledì 7 gennaio 2009

Questi qui, invece, sono oltre la concorrenza

Chi va spesso in libreria e magari pensa che le case editrici medio-grandi in Italia siano parecchie, dia un occhiata qui.

Rcs Mediagrup

Gruppo Mondadori

Della serie, non è che rileggersi Marx e quella storia strana sulla tendenza ai monopoli faccia male.

martedì 6 gennaio 2009

Tributo (preventivo) alla concorrenza



Intervista a due di Chiare Lettere.

lunedì 5 gennaio 2009

Si parte

Comincia questa avventura. Rivitalizzare una casa editrice blasonata e in grande crisi. Editori Riuniti. Il nome allude a un'idea. Che magari non era troppo in testa a chi la fondò, sessanta anni fa. Ma si sa, le parole hanno la loro autonomia. Editori Riuniti. L'idea sarebbe uno spazio, un luogo, un tempo. Incontro, scambio, confronto. Una vera e propria "casa che fa libri". Perchè oggi la cultura è così, viaggia sulla rete, è più che mai globale, prodotto di infinite discussioni diffuse. Internet, dicono, somiglia alla celebre libreria di Borges. Ma basta anche fare un giro a Roma, alla fiera dicembrina della piccola e media editoria, per avere l'impressione di trovarsi in un luogo metafisico... Dove si può trovare tutto e nulla... Questa è la parte "viva", dispersa, nascosta.... Poi c'è il mercato vero, i grandi trust editoriali, i centri che stabiliscono cosa si deve leggere, quando e come, e non è che scelgano sempre male... anzi, il problema è proprio che scelgono quasi sempre "bene"... Non c'è spazio, e tempo, per cercare, per perdere e per trovare. Ma i libri, quelli che segnano e scuotono, nascono dentro i viaggi, del corpo e della mente. E i viaggi, quelli importanti, non si fanno mai da soli. Proprio per questo serve una "casa" abbastanza grande, dove fermarsi e insieme partire, dove organizzarsi, discutere. Dove i libri possano nascere. Perchè un editore è tante cose, imprenditore, commerciante, ricercatore, lettore. Ma, soprattutto, è uno che ama i libri. Il resto, alla fine, sono solo chiacchiere...