giovedì 29 gennaio 2009

Editoria e crisi


Da Stieg Larsson a Meyer, i libri bene rifugio

Repubblica — 26 gennaio 2009 pagina 15 sezione: AFFARI FINANZA
Non esporta per sua natura e non ha bisogno di vendere all' estero per vivere. Ha un andamento economico più o meno stabile: non vede anni di grandi riprese, né di grandi crisi, il che, in questo periodo, presenta un qualche vantaggio. E' forse una delle poche industrie dove coabitano grandi gruppi e brand artigianali e di qualità, che comunque non interessano un granché alla massa dei consumatori: chi mai ha comprato un libro perché era edito dalla Mondadori, piuttosto che dalla Feltrinelli o dalla Marsilio o da Guanda? Anche quest' anno l' industria delle editoria e del libro ha rispettato quelle performances da diesel che le sono caratteristiche. Anzi. I dati preconsuntivi di fine anno mostrano un qualche segno più sulle vendite rispetto ai 3,7 miliardi del 2007, di cui un miliardo e 34 milioni venduti in libreria, che è il termometro dell' andamento del settore, anche se la quota della grande distribuzione e di Internet è in forte crescita. "Da una prima analisi si può dire che il mercato si è chiuso con un andamento sostanzialmente stabile in termini di copie vendute, e con una crescita in termini di valore per gli aumenti di prezzo", dice Federica Martina che per la Demoskopea tiene conti e classifiche dei libri venduti in libreria. La fine dell' anno, quella che per tutti i settori economici è stato l' inizio della crisi nera, ha dato invece buoni risultati: i libri sono apparsi come una sorta di bene rifugio. Fanno passare il tempo se non si hanno i soldi per andare in vacanza, danno risposte in periodi di crisi, in cui la gente è a caccia di certezze, costano poco come regalo e fanno bella figura, c' è una varietà che può andare bene per chiunque. "Quando c' è un cambiamento il libro diventa un punto di approdo e di utilità per chi vuol capire. Lo abbiamo visto chiaramente dopo l' 11 settembre quando si sono moltiplicate le vendite di testi sulla crisi mediorientale. Non c' è alcuna relazione con le crisi: nei crolli di Borsa di questi mesi non abbiamo registrato alcuna flessione", dice Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di Gems, Gruppo Editoriale MauriSpagnol, terzo gruppo italiano nato dall' intesa e di due famiglie editoriali e che oggi controlla dieci marchi ed è in costante crescita. E' qui che, con Salani, c' è stato uno dei picchi del 2008 con l' ultimo Harry Potter, ormai un successo quasi scontato. Non è la sola " piccola" casa, anche se collocata in un gruppo assai più grande, ad avere sbaragliato il mercato. Se si va a Venezia, nei palazzi una volta ad uso industriale lasciati liberi dalla ritirata del Porto, non ci immaginerebbe mai di trovare sul retro di un commissariato di Polizia, la sede della Marsilio che da 48 anni si muove nel mercato dell' editoria. Oggi, dopo una storia editoriale avventurosa, che si è intrecciata con le svolte politiche e culturali italiane, di cui sono stati protagonisti Cesare de Michelis che l' ha fondata, e sua moglie Emanuela Bassetti, che da più di un trentennio la segue con lui, è controllata al 51% dalla Rizzoli. Con la Trilogia dello svedese Stieg Larsson, è al centro di un fenomeno editoriale che ha portato conti da far invidia a chiunque nell' ultimo anno: 11,4 milioni di euro di fatturato, con un aumento del 44% rispetto 2007. Un risultato operativo che ha sfiorato nel 2008 un quarto del fatturato. " Non sempre dice De Michelis si trova un best seller, anche se Larsson non è frutto della fortuna ma di un lavoro di anni sul giallo svedese. Il lavoro, certo, è di cercarli. Ma la nostra "normalità" è produrre nuovi libri, perché solo così aumenta il mercato. E questa azienda con 25/30 persone è capace di produrre un libro al giorno: dal catalogo d' arte alla narrativa". Grandi e piccoli insomma convivono con begli affari per i primi in un lavoro che ha ancora, fortissimo, non tanto nell' organizzazione, quanto nell' ideazione e nell' identità, il carattere dell' artigianalità e della riconoscibilità. "Stare in una grande gruppo dà solo vantaggi sintetizza De Michelis Se sei troppo piccolo non riesci a fare le cose, se sei troppo grande non riesci a scegliere un libro all' ora". Ci sono anche storie di successo che emergono negli ultimi tempi di "piccoli" indipendenti: come la casa editrice Fazi, che prende il nome da un ex corrispondente dell' Economist che l' ha fondata, e che, con Melissa P., un milione e mezzo di copie vendute in Italia e 3 milioni nel mondo, è stato uno dei casi del 2003. Nelle cifre di questo inizio di anno hanno scalato le classifiche i volumi di Stephanie Meyer sui vampiri. O c' è, ancora, il caso dell' E/O che nel 2008 ha conquistato il terzo posto dei libri più venduti, alle spalle di Mondadori ("La solitudine dei numeri primi" e "Gomorra") con "L' eleganza del riccio". "I piccoli editori sono una ricchezza da questo punto di vista aggiunge Mauri e ogni volta che li si è "uccisi" i grandi hanno visto sparire quote di mercato". Come potrebbe succedere negli Usa con il più grande editore di lingua inglese, la Random House, dove un manager esterno ha messo in atto una ristrutturazione clamorosa, che ha cancellato tre gruppi tipo MauriSpagnol, concentrandoli e ridisegnandoli in tre macrosettori secondo una logica industriale. "Ma spiantare l' anima di una casa editrice" dice Mauri "è molto rischioso". - ALESSANDRA CARINI

Ottimistico.

martedì 27 gennaio 2009

Perchè ricordare?

"L'insistenza di Benjamin sugli antenati vinti può sembrare sorprendente. [...] Essa fa pensare all'imperativo ebraico: Zakhor!, "ricordati!". Ricordati dei tuoi antenati schiavi in Egitto, massacrati da Amalek, esiliati a Babilonia, asserviti da Tito, bruciati vivi dai crociati e assassinati nei pogrom. [...] E' evidente che per lui la rammemorazione delle vittime non è una geremiade malinconica o una meditazione mistica. Essa ha un senso solo se diviene una fonte di energia morale e spirituale per quelli che lottano oggi." Michael Lowy, Segnalatore d'incendio, Bollati Boringhieri, 2004

martedì 20 gennaio 2009

Canone o conflitto?


Segnalo lo stimolante testo di Fredric Jameson pubblicato oggi su Il Manifesto. "La lotta in letteratura può innanzitutto essere intesa come lotta tra lingue con grande potere e lingue con poco potere (e certamente in termini di controllo delle istituzioni di traduzione e trasmissione - imprese editoriali, università, occasionalmente la stampa culturale - che regolano questa lotta)." Efficace la critica alla tesi del canone nella versione di Harold Bloom.

lunedì 19 gennaio 2009

Notarelle sul libro

Nell'ambiente editoriale è molto comune un'affermazione: "Noi non produciamo mattonelle (o salami, o auto, ecc.)" Il sottotesto è che una casa editrice è a un livello superiore, produce, sì, ma non meri oggetti materiali. Ma non è che le cose stiano proprio così. Anzi.
Il libro è un oggetto. Un oggetto materiale, materialissimo. Se c'è un motivo per cui, diversamente dalla musica o dalle cassette video, si può immaginare che il mercato del libro risentirà solo fino a un certo punto della rivoluzione prodotta da Internet, è questo. Perchè quando si prende un libro non si prendono semplicemente le parole che contiene, ma altrettanto l'oggetto su cui sono riportate.
Amare i libri è anche questo. Non è semplicemente la stessa cosa che amare la lettura. Certo, di solito che ama leggere ama i libri, e viceversa. Ma leggere è sempre più (e sarà sempre di più) un attività molteplice. Internet, giornali, riviste. Una casa editrice di questo tempo deve sapere navigare in questa molteplicità, di cui deve essere un nodo e un elemento di ricerca.
Ma poi una casa editrice ha un compito specifico, che è solo suo. Produrre quegli oggetti chiamati libri. Che, come ogni oggetto materiale, hanno tanti usi. Leggere, certo. Ma anche godere della loro vista, del contatto e dell'odore della carta, dell'aspetto e dei colori della copertina. Un libro, inutile negarlo, è anche un oggetto che popola una casa, un ufficio, una sede di un'associazione. Una libreria è come una parete coperta di quadri, che parla di chi ha scelto quei quadri oltre che di chi li ha dipinti.
Per questo una casa editrice non è solo (come scrisse Roger Chartier) una selezionatrice dall'abbondanza di possibili testi. Ma è anche un posto dove un testo diventa l'oggetto libro. Un compito altrettanto importante.

martedì 13 gennaio 2009

La palla di vetro?

Ciò che distingue veramente l'editore non è la capacità da saper fiutare un tema, un argomento, un autore. Anche. Ma ci vuole un leggero tocco di prestigiditazione per fare un progetto editoriale. Non bisogna capire cosa serve adesso, ma cosa servirà tra alcuni mesi. E fin qui è come in ogni cosa culturale: cinema, teatro, ecc. Ma i libri hanno una loro vita particolare. Diciamo che hanno una primavera, un estate, un autunno e un inverno. Tralasciando l'inverno, l'editore non può pensare solo alla primavera e alla speranza di una calda estate. C'è anche l'autunno, e per un libro l'autunno è il tempo più lungo di vita. Una casa editrice deve saper far vivere i suoi libri nei loro autunni, oppure avrà mancato a una delle sue prime funzioni: dare materialità e circolazione a pensieri che vadano a un tempo diverso da quello del grande circo. Per definizione, una casa editrice che funziona è controtempo. Poi ci saranno contratempi più o meno critici - ma se non si possiede la palla di vetro, si è sempre costretti a stare sul crinale.

lunedì 12 gennaio 2009

Babylon

venerdì 9 gennaio 2009

La fila



Aforisma benjaminiano da Yuo Tube.

mercoledì 7 gennaio 2009

Questi qui, invece, sono oltre la concorrenza

Chi va spesso in libreria e magari pensa che le case editrici medio-grandi in Italia siano parecchie, dia un occhiata qui.

Rcs Mediagrup

Gruppo Mondadori

Della serie, non è che rileggersi Marx e quella storia strana sulla tendenza ai monopoli faccia male.

martedì 6 gennaio 2009

Tributo (preventivo) alla concorrenza



Intervista a due di Chiare Lettere.

lunedì 5 gennaio 2009

Si parte

Comincia questa avventura. Rivitalizzare una casa editrice blasonata e in grande crisi. Editori Riuniti. Il nome allude a un'idea. Che magari non era troppo in testa a chi la fondò, sessanta anni fa. Ma si sa, le parole hanno la loro autonomia. Editori Riuniti. L'idea sarebbe uno spazio, un luogo, un tempo. Incontro, scambio, confronto. Una vera e propria "casa che fa libri". Perchè oggi la cultura è così, viaggia sulla rete, è più che mai globale, prodotto di infinite discussioni diffuse. Internet, dicono, somiglia alla celebre libreria di Borges. Ma basta anche fare un giro a Roma, alla fiera dicembrina della piccola e media editoria, per avere l'impressione di trovarsi in un luogo metafisico... Dove si può trovare tutto e nulla... Questa è la parte "viva", dispersa, nascosta.... Poi c'è il mercato vero, i grandi trust editoriali, i centri che stabiliscono cosa si deve leggere, quando e come, e non è che scelgano sempre male... anzi, il problema è proprio che scelgono quasi sempre "bene"... Non c'è spazio, e tempo, per cercare, per perdere e per trovare. Ma i libri, quelli che segnano e scuotono, nascono dentro i viaggi, del corpo e della mente. E i viaggi, quelli importanti, non si fanno mai da soli. Proprio per questo serve una "casa" abbastanza grande, dove fermarsi e insieme partire, dove organizzarsi, discutere. Dove i libri possano nascere. Perchè un editore è tante cose, imprenditore, commerciante, ricercatore, lettore. Ma, soprattutto, è uno che ama i libri. Il resto, alla fine, sono solo chiacchiere...